Innovazione concreta nella PA : usare l’eprocurement

Politecnico di MilanoAl Politecnico di Milano nella aula Rogers si è svolto ieri (16 novembre) il convegno di presentazione dei risultati dell’Osservatorio sull’eprocurement nella PA.

L’affluenza rispetto alle scorse edizioni è stata meno importante (anche a causa del maltempo ?) ed infatti l’aula a 5 minuti dall’avvio dei lavori era mezza vuota.
Alla fine lo stesso Andrea Rangone , responsabile degli osservatori del Politecnico e moderatore dell’evento, ha evidenziato come la scarsa affluenza fosse un brutto sintomo da analizzare.
Nell’evento legato all’osservatorio sull’ecommerce i partecipanti al convegno erano quasi 800, in quello per l’eprocurement nella PA di ieri solo 200.

Perchè ?In effetti è una bella domanda.
Il tema non è più centrale ? E’ l’osservatorio ad aver perso smalto o appealing presso le Pubbliche Amministrazioni o per gli addetti ai lavori ?

La composizione dei partner dell’iniziativa prometteva bene, ci sono le tre principali centrali acquisti della PA (Consip, Intercent e Lombardia Informatica che gestisce SINTEL la piattaforma della Regione Lombardia) ed i due principali attori privati (i-Faber e Bravosolution).

In perfetto stile universitario (vecchio ordinamento) tutti i relatori si prendono il classico quarto d’ora accademico, e solo alle 10.15 qualcuno sale sul palco.

Di seguito qualche spunto di discussione emerso durante l’evento.

Andrea Rangone introduce Paolo Catti, responsabile dei lavori sull’osservatorio eProcurement, e pone una domanda molto interessante:

Tante idee creative per fare innovazione nelle PA ma perchè si parla così poco di eprocurement che è innovazione e che ha portato e sta portando importanti risultati misurabili ?

Qualche numero della ricerca:

  • 4 edizione (l’osservatorio nasce nel 2005 per analizzare e misurare i volumi acquistati con l’eprocurement e supportare un uso più ampio dell’eproc presso le pubbliche amministrazioni)
  • la ricerca ha coinvolto 172 enti e 13 provider di servizi privati
  • il volume di transato gestito attraverso sistemi di eprocurement nella PA italiana nel 2009 si è attestato a 5096 milioni di euro, staccando un +60% rispetto al 2008.

Fermiamoci un secondo sul dato del transato.

L’incremento rispetto all’anno precedente è consistente ma è dovuto soprattutto alla spinta che alcune Centrali d’Acquisto Regionali (Intercent-ER in particolare) hanno dato all’utilizzo delle convenzioni e degli acquisti da negozi elettronici.

Di questi 5 miliardi di euro CONSIP ne veicola circa il 47% (come nel 2008) mentre gli altri operatori pubblici (leggasi Centrali d’Acquisto Regionali) nel 2009 sono passati al 40% dal 28% fatto segnare nel 2008.

Questi elementi pongono ancora più forte il tema della interoperabilità tra i vari operatori. Già da qualche anno il legislatore e CONSIP hanno instaurato un tavolo di lavoro per mettere in pratica quella struttura a rete tra le Centrali e gli operatori Nazionali allo scopo di trovare la massima efficacia ed efficienza.
Sarà però lo stesso Danilo Broggi (amministratore delegato di CONSIP) a lamentarsi durante i suoi interventi di situazioni ancora fuori controllo, come enti che indicono gare per beni già offerti in convenzione da Consip con le stesse identiche caratteristiche lasciando invece esplodere la propria spesa, ad esempio, nel campo della Sanità.

E’ chiaro quindi, aggiungo io, che oltre agli aspetti tecnici per una reciproca buona operatività sia necessario eliminare o addolcire tutti quegli aspetti politici e, permettetemi il termine, di protezione della propria bottega che stanno ancora limitando l’utilizzo di strumenti più trasparenti ed efficienti come quelli dell’eprocurement.

Qualche altro numero:

  • su 11.000 Enti Pubblici Italiani il 50% non usa alcun strumento di eprocurement
  • solo circa 2.000 enti sono utenti ricorrenti di eprocurement
  • solo un centinaio di enti sono utenti esperti, cioè enti che hanno elaborato una strategia di adozione dell’eprocurement ed hanno esplorato tutte le modalità di acquisto con strumenti di eprocurement

Conclusa la presentazione dei risultati numerici della ricerca Paolo Catti si avventura nell’area dello stimabile e cerca di quantificare dei livelli di obiettivi accettabili per i prossimi anni per l’adozione dell’eprocurement in Italia.

Oggi il transato prima commentato raggiunge solo il 4% della spesa pubblica in beni e servizi.

Ma quale può essere un livello “aggredibile” accettabile ?

Reiterando un processo di stima con i dati di riferimento del privato e del pubblico in altri paesi è possibile stimare un 30% della spesa e pari a circa 36 mld euro come obiettivo aggredibile.
Se dovessimo applicare le percentuali di risparmi ottenuti in termini di maggiore efficienza del processo ed anche di minor prezzo dell’acquisto condotto si potrebbero raggiunere risparmi pari a 3,6 mld di euro all’anno.
Addirittura se si dovessero applicare i concetti e le procedure del “procure-to-pay” in modo serio i risparmi potrebbero salire a 5 mld di euro all’anno.

Chiaramente sono stime e numeri da discutere ma è innegabile che l’utilizzo di sistemi di eprocurement nel pubblico non può che abbattere costi reali e/o occulti che tutte le procedure pubbliche oggi si portano dietro.

Ma allora perchè non si vede questa onda di cambiamento ?

Le principali barriere all’utilizzo sono ancora oggi da ricercare in aspetti culturali e di opposizione al cambiamento.

Uffici pubblici che gestiscono da 40 anni le procedure di acquisto sono difficilmente scardinabili se non con una forte campagna di formazione e perchè no, come ha evidenziato Andrea Martino di Lombardia Informatica, elaborare degli indicatori di utilizzo dell’eprocurement come criteri di incentivazione per il personale della PA.

Allo stesso modo sembra essere sempre più necessario coinvolgere le Associazioni di Categoria nell’ambito privato per spingere un percorso di cambiamento culturale anche per i fornitori, Broggi si stupiva, ad esempio, come alcuni dirigenti di Confindustria non sapessero ancora cosa fosse il Mercato Elettronico.

Obbligare gli enti all’utilizzo di questi sistemi ha senso ? Lasciando da parte per un secondo gli aspetti politici della questione (io ente faccio transitare attravero un diverso ente i miei acquisti e quindi la mia rete di contatti) l’esperienza della Regione Emilia Romagna sembra dire di si.
Giancarlo Zocca di Intercent-ER infatti ci ha spiegato come gli enti facenti capo alla Regione e le ASL sono obbligati all’acquisto tramite Intercent che ad oggi ha permesso al 90% degli enti potenziali hanno avuto modo di interfacciarsi con uno strumento di eprocurement.

Per Marcello Pietrangelo di i-Faber è necessario utilizzare le Centrali di Acquisto per scardinare il territorio e portare l’eprocurement direttamente agli enti locali. Importante, poi sottolinea il responsabile Pa di i-Faber, concentrarsi anche sul mondo delle Uilities, bacino di acquisti e rapporti con il territorio molto radicate.

Il convegno poi è proseguito con l’intervento di Mario Dal Co (direttore generale dell’Agenzia per la diffusione delle tecnologie per l’innovazione) dove ha ribadito la necessità di dialogare con tutti gli attori del processo e la presentazione di alcuni casi specifici di eprocurement andati a buon fine. Dalle micro gare del Comune di Pero alla prima gara telematica per i farmaci della Regione Sicilia.

Che dire in conclusione ?

I temi trattati sono chiaramente un po’ sempre gli stessi.

I benefici dell’utilizzo dell’eprocurement sono evidenti e reali, le barriere tecnologiche e normative, presenti qualche anno fa, ora sono molto meno forti, si tratta di cambiare la cultura e la modalità di lavorare degli Uffici Acquisti dei vari enti.

Dire che ci vuole solo più formazione è un po’ troppo semplicistico. Utilizzare dei driver matematici per calcolare un variabile per i dirigenti pubblici agganciati ad esempio al semplice rapporto tra numero gare telematiche e numero gare tradizionali potrebbe avere anche impatti poco simpatici (gare lanciate e poi non aggiudicate, gare fantasma e via dicendo).

Una cosa però mi sento di dire con certezza, c’è bisogno di una maggiore cassa di risonanza mediatica su un tema che non è più tecnologico ma politico: ci sono gli strumenti ed i metodi per risparmiare, perchè non vengono usati ?

Se volete leggere il nostro post sulla presentazione dei risultati dell’Osservatorio dell’anno scorso, il post è questo : eProcurement nella PA: un sassolino nel mare della spesa pubblica

Massimiliano Grassi

Photo by ervortice

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